I - Amor l’alma m’allaccia
Amor l’alma m’allaccia
di dolci aspre catene:
non mi doglio io per ciò, ma ben l’accuso
che mi leghi ed affrene
la lingua a ciò ch’io taccia
anzi a madonna timido e confuso
e ’n mia ragion deluso.
Sciogli, pietoso Amore,
la lingua, e se non vuoi
che mi stringa un sol men de’ lacci tuoi
tanti n’aggiungi in quella vece al core.
* * *
II - Se così dolce è il duolo
Se così dolce è il duolo,
deh, qual dolcezza aspetto
d’imaginato mio nuovo diletto.
Ma se avverrà ch’io moia
di piacer e di gioia,
non ritardi la morte
sì lieto fine e sì felice sorte.
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III - Lettera Alla Signora Leonora Sanvitale
Perchè io non meno in questa mia prigionia sono stato rapito da divino furore, che commosso da furor di malinconia, poichè gli effetti dell'uno si son divolgati, desidero, che l'opere dell'altro eziandio si manifestino: il quale ragionevolmente più mi dovea acquistar di grazia, che l'altro d'odio non m'ha concitato; perciocchè io dall'uno volontariamente mi son lasciato rapire; e dall' altro contra mia voglia sono stato sforzato, avendo giusta mia possa fatta difesa. Mando dunque a V. S. questo picciol volume di rime, opera anzi di Febo, e d'Amore, che d'alcun'arte: e la prego, che voglia con ogni suo studio procurare, che l'emenda degli errori sia non men cara, di quel che gli errori siano stati spiacevoli, a coloro massimamente, i quali ella può sapere che più m'incresce di avere offesi. E se pur lodati sono alcuni, che mai da me biasimati non furono, questi con gli altri debbono, se non m'inganno, favorirmi; fra' quali lodatissima sempre senz'alcun biasimo è V. Signoria. E le bacio le mani.
[…] sol resta Amor che spira fiamma e tosco.
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IV – È la bellezza un raggio
È la bellezza un raggio
di chiarissima luce
che non si può ridir quanto riluce,
né pur quel ch'ella sia.
Chi dipinger desia
il bel con sue parole e i suoi colori,
se può dipinga il sol e no 'l contempre
sí ch'ei n'abbagli e stempre,
né sianl'ombre il suo velo,
ma vive carte e l'oriente il cielo.
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I-II-IV da “Torquato Tasso, Rime”.
III da“Lettere inedite di Torquato Tasso poste insieme dall'abate Pier’AntonioSerassi, Pisa,presso Niccolò Capurro, MDCCCXXVII”; e da “Torquato Tasso, Rime, Sonetto alla Contessa di Scandiano, Loda il labro di sotto de la signora Leonora Sanvitale, il quale è alquanto ritondetto e si sporge fuori con mirabil grazia”.
N.B. Della lettera Alla Signora Leonora Sanvitaleè stata rispettata l’ortografia dell’edizione presso Niccolò Capurro.