La genesi di "
Gramigna" è il risultato di due processi, uno volontario, l'altro involontario, la cui interazione ha collaborato a modificare in maniera sostanziale il progetto compositivo. E' accaduto che, come in un giardino seminato a prato, la "storia" del terreno sul quale quei semi sono stati posati si sia fatta sentire, contrapponendosi alle "cure" del giardiniere-compositore. Il quale, a un certo punto, non potendo fare altro che prendere atto dell'impossibile realizzazione del suo sogno di un bel prato uniforme e domesticato, è andato trasformando la sua azione creativa in quella di estirpatore delle "erbe folli", sempre più popolanti il fazzoletto di terra della sua composizione, fino a modificarla in maniera sostanziale.
Ecco perché invece del pezzo coerente e articolato nel suo sviluppo in un unico movimento, il compositore-contadino propone una serie di bagatelle per cimbalom e otto strumenti, costituenti un ciclo
in progress (come esponenziale è la progressione infestante della crescita della gramigna), dense di rimandi interni l'una con l'altra (come l'intreccio rizomatico delle radici della gramigna, sviluppantesi fino a due metri di profondità), multiformi nella loro natura e nelle loro allusioni (così come fanno pensare la varietà di specie e i nomi popolari ad esse associati nelle varie lingue, riconducibili al nome botanico di quest'erba -
Cynodon dactylon: grano delle formiche, dente canino, erba canina, del diavolo, zampa di gallina...).
A questa presa di coscienza della storia profonda di un pezzo nascente, che emerge in senso contrapposto alla volontà del suo creatore, mano a mano che questi lo coltiva - nello stesso modo in cui la crescita della gramigna può essere considerata l'affioramento dell'"inconscio collettivo di un terreno" che si voleva coltivato in altro modo -, corrisponde una ulteriore trasformazione della figura del compositore, che diviene colui capace di accogliere, assecondare e servirsi del frutto di questo incontro tra voluto e accaduto, tra la propria volontà e quella esterna, non controllabile, che modifica i suoi piani. Non più, maestro di un giardino creato e dominato a propria immagine e somiglianza, sradicando tutto ciò che non corrisponde ai propri piani di agricoltore moderno. E nemmeno semplice (e folle!) estirpatore di erbe "folli" o "cattive" (la battaglia con la gramigna che infesta all'infinito i nostri sogni sarebbe persa...). Al compositore che passa le sue giornate a raccoglierla, pulirne gli stoloni e a essiccarla, la gramigna del suono offre le sue proprietà e le sue virtù terapeutiche e curative.
La serie di bagatelle è andata via via arricchendosi, dal 2009 a oggi - alcune sono state scartate, altre sono state riprese successivamente, altre ancora sono state scritte quest'anno - fino ad arrivare al numero di nove, di durata diversa e ampiezza diverse, talvolta oltrepassanti la dimensione iniziale della miniatura . Le "gramigne" della prima versione, presentata alla Biennale di Venezia del 2009 e premiate con il riconoscimento dell'Associazione dei Critici Italiani "Franco Abbiati" nel 2010, sono diventate un vero e proprio concerto per cimbalom che organizza i numerosi movimenti che lo compongono e i materiali "spontaneamente" organizzati al loro interno in un'architettura con un afflato narrativo e una costruzione geometrica.
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S.G. 31.8.09 - 31.8.15
The idea behind
Gramigna is the result of two processes, one voluntary, the other involuntary, and the interaction between the two helped modify substantially the project for the composition. It was just like when a garden has been sown for a lawn, but the “history” of the ground into which the seeds have been placed eventually emerges, in opposition to the careful work of the gardener-composer. At a certain point, the gardener understands that his dream of a neat, well-groomed lawn is impossible to realize, and his creative action is now transformed into the role of remover of the “wild grasses” that are increasingly invading the patch of land of his “composition” until it has been substantially modified.
This is why instead of a coherent piece, with a well defined development in a single movement, the composer-farmer has produced a series of bagatelles for cimbalom and eight instruments, constituting a cycle
in progress (the exponential being the progressive infestation of the weeds), packed with cross-references between the various pieces (like the rhizomatic network of the roots of the weed, reaching a depth of up to two metres), multiform in their nature and allusions (as can be seen in the variety of species and the popular names associated with it in different languages that lead to the botanical name of this grass,
Cynodon dactylon: wheat of the ants, dog’s tooth, dog’s grass, devil’s grass, hen’s foot...).
This understanding of the profound history of a nascent piece, which emerges in the opposite sense to the intentions of its creator as he gradually works the ground – in the same way that the growth of the weed might be considered the flowering of the “collective unconscious of a piece of land” that wanted to be cultivated in another way –, corresponds to a further transformation of the figure of the composer, who becomes the person able to capture, to accept and exploit the fruit of the meeting between the wished for and the really happened, between his own will and an external, uncontrollable design that modifies his plans. He is no longer master of a garden, created and dominated according to his own image and likeness by uprooting all that goes against the modern farmer’s own designs. And he is not even a simple (and wild!) remover of “wild” or “bad” grasses (the battle with the weed that infests our dreams to the infinite would be a lost one...). To the composer who spends his days collecting it, cleaning its stolons and drying it out, the weed of sound offers its own proprieties and therapeutic virtues.
The series of bagatelles has gradually grown, between 2009 and today (some have been deleted, others have been reused later, others still have been added this year), until arriving at a total of nine pieces, of differing lengths and breadths, at times exceeding the initial dimension of a miniature. The “gramigne” of the first version, presented at the Biennale di Venezia in 2009 and awarded recognition by the Associazione dei Critici Italiani “Franco Abbiati”, have become a veritable concerto for cimbalom that organizes the numerous movements of which they are composed and the “spontaneously” organized materials within them into an architecture with a poetic narrative and a geometric construction.
S.G. 31.8.09 - 31.8.15