La musica nasce come un orrido: attraverso un processo lento, inesorabile e invisibile. Stai percorrendo, soprapensiero, una strada, e a un tratto t’accorgi che il paesaggio è mutato, che sei in una gola che ti soggioga con la sua architettura incombente, col mistero della sua formazione. In basso, dove non vedi, senti scorrere, eterna, l’acqua che è all’origine di tutto. L’acqua la cui azione è così minima, discreta, intangibile, eppure esatta, unica e irripetibile. Da dove viene, questo spazio in cui ti trovi ad abitare all’improvviso e della cui genesi hai perso memoria?
Ravine è una parola inglese che attraverso il medio francese risale al latino. Nel suo lento snodarsi attraverso i secoli dell’evoluzione linguistica allude alla “rapina” dell’azione dell’acqua, cioè alla sua violazione: allo scavo e al dilavamento, all’erosione a alla corrosione.
L’italiano
gravina, però, ha percorso la strada della
grava del latino volgare: la sabbia, o renella, o ghiaia, di origine celtica, che forma il greto di un corso d’acqua. L’inglese conserva anche questo significato nella parola
gravel, ma l’ha imparato, ancora una volta, dal francese.
Grève, a sua volta, risale al XII secolo - e certamente ha natali comuni alla
grava italiana -, ma sta oggi anche per “sciopero”, perché è sul greto della Senna, nell’antica Place de Grève, che si radunavano le persone in attesa di un lavoro.
All’estatica meraviglia che procurano le vie delle parole - e della musica, e della natura - contribuiscono le coincidenze: la
grava è anche la voragine tipica delle rocce calcaree delle Murge pugliesi, ai cui piedi sorge Pezze di Greco. Di dove viene Mario Caroli, al quale questo pezzo è dedicato e per il quale fu scritto ben prima della scoperta di ogni definizione. (Come sempre accade.)
Paola Loreto, June 2000
Music is generated as a ravine-through a slow, inexorable and invisible process. You are driving, lost in thought, along a road, and you become suddenly aware that the landscape has changed-that you are in a gorge that subjugates you with its overwhelming architecture, with the mystery of its formation. Underneath, where you cannot see, you hear the water run, eternal-the origin of everything. Water, whose action is so minimal, discreet, intangible, though exact, unique, unrepeatable. Where does it come from, this space in which you find yourself now, and of whose genesis you have lost memory?
Ravine is an English word that comes from Latin through Middle French. In its slow winding through centuries of linguistic evolution it has alluded to the “ravage” of the action of water, that is, to its ravishing: its washing out, excavating, eroding, and abrading.
The Italian gravina, though, has walked the way of the Vulgar Latin grava, which is the sand, or gravel, that makes the shingle bed of a river, and is of Celtic origins. The English still preserves this meaning, but it has learnt it, once again, from the French. Grève, in its turn, dates back to the 12th century - and certainly shares its birthplace with the Italian grava - but today also means “strike”, because the people who were waiting for work in Paris used to gather on the shingle bed of the Seine, in the ancient Place de Grève.
Certain coincidences make a contribution to the ecstatic wonder caused by the ways of words-and by the ways of music as well, and nature. Grava is also the chasm that is typically produced in the calcareous rocks of the Apulean Murge, at the foot of which lies Pezze di Greco, where Mario Caroli comes from. To Mario Caroli this piece is dedicated, and for him it was written, well before any definition had been discovered (as it usually happens).
Paola Loreto, June 2000