Una linea che nell’istante in cui si dispiega descrive il paesaggio che si trova a percorrere.
Non un concerto, dunque (nessuna dialettica tra “solo” e “tutti”). Solo il rivelarsi di altre identità implicitamente contenute in quella principale che il solista presenta e da essa derivate sottoforma di coppie strumentali, le quali, variamente aggregandosi secondo gradi di affinità timbrico-gestuale con la voce principale, l’accompagnano nel suo viaggio verso l’ignoto.
Nessun tentativo di intromissione da parte del solista nel gioco delle coppie avrà successo. Il flauto solista si troverà a percorrere il labirinto delle proprie identità e mai riuscirà a mettere in crisi il gioco di specchi che gli danno luce e a dare origine a relazioni più complesse e finalmente dialettiche di quelle 1:2 e 1:2+2+2 etc.
Stefano Gervasoni, 30.11.01